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Volare, oh oh!!!

Volare, oh oh!!!
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Volare, oh oh!!!
10 octobre 2010

Resoconto della formazione di pilota PPL! (*)

(*) Private Pilot Licence 

Carissimi tutti,

nel giugno 2009 ho iniziato una formazione per ottenere il brevetto di Pilota Privato di Aereo, Avionsoprattutto per curiosità ma anche per "tamponare" il tempo a disposizione a seguito della riduzione di lavoro dell'Ingegneria Renault nel corso del 2 ° semestre del 2010: un giorno di vacanza a settimana (il venerdì)... stipendio mantenuto al 100% grazie al sostegno dello Stato Francese (leggasi "dei contribuenti"... No comment!). L'aeronautica mi ha sempre interessato, allora perché non approfittare di questa occasione per vedere un po' più da vicino questo mondo?

Questo resoconto è destinato a condividere con voi i 13 mesi della formazione (in modo succinto) nella speranza che anche voi scopriate un certo interesse per l'aviazione leggera. O magari per stimolare in voi la voglia di effettuare un volo di iniziazione, o perché no, una formazione completa PPL.

Le principali tappe per ottenere il brevetto PPL sono le seguenti:

  • L'iscrizione (può sembrare banale, ma ... ci si deve passare)

  • Il Primo Volo

  • Il Rilascio

  • La Grande Navigazione (chiamata anche "Le 150 nautiche")

  • L'Esame Pratico.

Naturalmente, prima della prova pratica si deve infilare e superare il Test Teorico PPL.

Vediamo nell'ordine:

  1. La scelta de Club

  2. L'iscrizione al Club

  3. Qui Fox-Golf-Sierra-Romeo-Yankee

  4. Il Rilascio: il primo volo da solista

  5. Il seguito

  6. La Grande Navigazione

  7. La prova Teorica

  8. La Prova Pratica

  9. Conclusioni

Buona lettura!


1 - La scelta del Club

Prima missione, la scelta dell'istituto di formazione. 

In Francia, come in Italia d'altronde, troviamo :

  • Le Scuole di Volo, gestite da professionisti il cui obiettivo è quello di ottenere... opportuni margini di guadagno sulle ore di formazione --> Scelta scartata (opzione inutilmente cara)

  • Gli Aeroclub, associazioni senza scopo di lucro istituite ai sensi della legislazione Francese conosciuta sotto il nome di "Loi 1901", animate da volontari, appassionati di aviazione -> Vada per questa !

Dopo aver realizzato un benchmark, aver visitato le strutture di formazione Logo_SGACsugli aerodromi circostanti di Chavenay, St. Cyr, Toussus-le-Noble et Pontoise, aver realizzato delle Tabelle Multiple Dinamiche su Excel per valutare quale fosse il miglior compromesso didattico-economico... la scelta é caduta sul "Circolo Aeronautico dello SGAC" localizzato nell'aerodromo di St-Cyr (di seguito "SGAC"). Spazio pubblicitario: CA du SGAC.

La scelta dell'aerodromo fondamentalmente era già stata fatta da tempo: da quando, neo-assunto, percorrevo la strada che bordeggiava la pista di atterraggio per andare al lavoro dal monolocale che avevo  affittato all'epoca. Questa stradina bordeggia da un lato il muro di cinta dei giardini di Versailles, dall'altro l'inizio delle 2 piste in erba dell'aerodromo di St Cyr. E sistematicamente mi dicevo che prima o poi avrei volato uno di questi affari ..... Un giovane "Wright" in erba?!?!?  ;-)


2) L'iscrizione au Club... e vai!

Dopo aver ricevuto la benedizione della mia Chérie, sono arrivato al Club un sabato di fine giugno 2009. Li' faccio la conoscenza di Christian, colui che, senza saperlo all'epoca, mi avrebbe accompagnato durante l'intera formazione. Christian è il Capo Pilota dello SGAC ... in altre parole, una persona con le... eliche quadrate... Discutendo, mi accorgo subito che ha dell'esperienza (ex pilota d'elicottero nell'esercito e istruttore di volo da lungo tempo nonché Esaminatore Federale) e cosa più importante ancora, sin dall'inizio si percepisce che è qualcuno di cui fidarsi.

Ultimiamo l'iscrizione, stacco il mio primo assegno e riserviamo i primi voli tramite il sistema informatico messo a disposizione dei soci; detto, fatto!  Ed eccomi al punto di partenza di corso la cui durata media si colloca in generale tra 12 a 24 mesi ... Io miro più ai 12 mesi che i 24!

Una parola sulla formazione. La Dir. Generale dell'Aviazione Civile Francese (DGCA) specifica gli elementi di regolamentazione per l'ottenimento del brevetto di Pilota Privato nel suo documento "JAR-FCL1". Il percorso si snoda su a due piani:

  • La Formazione Teorica: puo' essere realizzata da solo basandosi su un bel manuale che divermina i diversi argomenti il cui contenuto deve essere padroneggiato dall'allievo. Il tomo é spesso assai... ma non fa paura...  A completare lo studio individuale, sono previste alcune riunioni di formazione allo SGAC il sabato pomeriggio per integrare i preziosi consigli degli Istruttori piu esperimentati. Il livello di conoscenza è accertato da un certificato rilasciato dopo il superamento di un test molto, molto formale basato su quizz "a risposta multipla", gestito dalla DGAC (esame ministeriale). Ogni studente è libero di iscriversi alla sessione desiderata. Ce ne sono una decina nel corso dell'anno.

  • La Formazione Pratica (a bordo dell'aereo): ha un contenuto ben strutturato e deve essere impartita da un istruttore federale autorizzato. Quest'ultimo é tenuto a annotare l'evoluzione dello studente in un apposito "giornale di bordo". La DGAC impone un minimo di 45 ore di volo prima di presentarsi alla prova pratica finale, delle quali 25 almeno ai "doppi comandi" (cioé con l'istruttore a bordo) e 10 ore minimo di volo da solo (il volo essendo stato precedentemente autorizzato dall'istruttore). Inoltre si richiede di effettuare un volo da "solista" in piena campagna di almeno 150 miglia, completo di 2 atterraggi in aeroporti diversi da quello di partenza.

Una formazione alquanto impegnativa se la si vuole realizzare in un corto lasso di tempo. Ho dovuto trovare il buon compromesso per conciliare questa nuova attività e i vincoli familiari / professionali, tenendo conto naturalmente della disponibilità dell'istruttore. Ho scelto di seguire la formazione con un solo istruttore (Christian) per avere un referente unico che avesse cosi' una visione globale sui miei progressi.IMG_4291

Il resto prima di salire a bordo è abbastanza semplice: comprare il manuale, il libretto di volo, le carte nautiche, il casco e visto che ci siamo, passare la visita medica obligatoria di Classe 2 (ottenuta al limite a causa della mia miopia :- (  Senza dimenticare la tavoletta di bordo da legare sulla coscia destra,  necessaria per annotare sull'areo le informazioni ricevute da vari Organismi e per seguire l'evoluzione del volo.


3) Qui Fox-Golf-Romeo-Sierra-Yankee... si riesce a partire?

Alcuni giorni dopo arriva il momento fatidico: il mio primo volo! Era giugno 25 2009, per l'esattezza! Questa è una data che non dimenticherò facilmente.

Al Club, seguo in primo luogo un corso teorico per valutare la mia conoscenza sulle nozioni di base: come e perché un ala vola (Bernoulli, ecc) e varie formulazioni della Portanza et Resistenza, IMG_4323Avendo completato il pre-briefing ci dirigiamo all'hangar dove sono parcheggiati i due aerei marca "Robin", modello HR 200, riservati alla formazione (si tratta di monomotore a due posti), le cui immatricolazione sono F-GSRY e F-GSRZ. Il mio debutto è stato sul F-RY (sostituisco l'immatricolazione completa con la sua abbreviazione per... pigrizia). Eseguiamo la verifica pre-volo, consultiamo la check-list di controllo il cui utilizzo è imperativo prima di ogni volo per effettuare les verifiche e azioni necessarie a garantire il corretto funzionamento della macchina e prepararla al decollo. Pressione olio: ok; carica alternatore: ok; l'elica: al suo posto; la "cloche": anche!.

Si parte! Dovrei dire.... si vorrebbe partire! Il motore è ingolfato! Col senno di poi, avrei dovuto considerarla una ottima occasione per imparare a riavviare il motore in questo stato (vedi sotto "La 150 Miglia"). Con procedura adatta il motore ci fà la grazia e si avvia. In un attimo  capisco perché è opportuno avere con sé un casco, visto il rumore che produce la "bestiola"...
Christian si fa carico della comunicazione con la Torre di Controllo per questa prima uscita e per alcune altre che seguiranno. Il "codice" di comunicazione non è molto complicato ma è indispensabile essere precisi durante i contatti radio; per misura di sicurezza sono gli istruttori a comunicare con gli organismi e gli altri aerei agli inizi.

Dopo il decollo fatto da Chr. (anche qui ho abbreviato per semplicità) prendo i comandi. Nulla a che vedere con Flight Simulator  o altri simulatori di volo da PC... Qui si avvertono i cambi altitudine e l'influenza delle raffiche di vento; alla minima turbolenza si ha subito uno spontaneo senso di gratitudine veso il costruttore dell'aereo per averlo dotato di cintura di HR200_cockpitsicurezza ;-))) La senszione iniziale d'istabilità generale dell'aereo si dissipa relativamente presto, a condizione di rendersi conto che i vari scossoni sul velivolo non degradano la sua stabilità: l'aereo "scivola" su un cuscino d'aria cosi' come una picola imbarcazione galleggia beccheggiando sull'acqua leggermente mossa. L'aereo rimane in volo stabile e i comandi rispondono rapidamente alle reazioni istintive del pilota nel compensare eventuali rafiche laterali (un po' come accade in macchina su un viadotto in presenza di raffiche laterali). Ci si abitua velocemente ai vari spostamenti in rollio, beccheggio e imbardata che sollecitano l'HR200 in modo più sensibile di quanto non accada su un grosso Airbus di linea. Volendo fare un parallelo, le sensazioni risentite su questo monomotore sono pargonabili a quello che acadrebbe se si passasse dalla guida di una confortevole berlina a una Mini su una strada mal asfaltata con tornanti.  Il cuscino d'aria sul quale "scivola" un aereo non é perfettamente liscio, come l'asfalto dell'esempio. Quanto più l'aereo é di taglia (e quindi di massa) ridotta e lento, tanto più é sensibile alle irregolarità dell'aria... esattamemente come per la Mini, più sensibile alle imperfezioni della strada di una grossa berlina.  Ma cio' non pregiudica la sicurezza del volo (non ci sono più incidenti causati da Mini di quelli che coinvolgano delle grosse berline... qualunque sia lo stato dell'asfalto).  Entrambi i veicoli sono tecnicamente funzionali se guidati nei limiti previsti. Lo stesso dicasi per i velivoli: il piccolo HR200, o il grosso A380.  I rischi di perdita di controllo sono al limite più concreti al comando di un'auto di quanto non accada per un aereo. Basti pensare che un veicolo con pneumatici standard é condotto (a 10 come a 200km/h) sfruttando unicamente l'attrito con l'asfalto, tramite du una superfice di contatto che non supera in totale per i 4 pneummatici la dimensione di un foglio di carta A4!  E ancora peggio per una moto, "incollata" alla strada tramite una porzione delle sue ruote che é dell'ordine della taglia di una carta di credito! La paura di volare é più una questione di immaginazione che un timore per un rischio concreto. Quanti di voi facendo il bagno a 2 metri dalla riva a Fregene si sono detti: "ohh... e se un'orca assassina uscisse fuori dagli abissi e mi ingoiasse???". Non é impossibile, certo... ma a dire che cio' accada concretamente... ce ne passa ;-))))

Chiusa la parentesi, ritorno al mio primo volo. Dopo avec sorvolato la campagna circostante, nell'ovest Parigino, rientriamo seguendo rigorosamente le istruzioni di comunicazione con gli organismi di controllo e le procedure di ingresso/uscita dall'aerodromo. Confesso di non aver ritenuro quasi nulla di ciò che Chr. mi ha detto durante questa prima uscita ... talmente ero concentrato nel mantenere stabile l'aereo, in altitudine, l'inclinazione e direzione. Dopo una buona mezz'ora di volo a 2000 piedi (650 m) sbarchiamo, effetttuiamo il debriefing per avere un l'analisi a terra di questa prima uscita in tutta tranquillità. In sintesi: niete nausea da mal d'aria... tutto ok, posso continuare la mia formazione ;-)

.


4) Il Primo volo da "Solista"!

Le uscite si susseguono: i giri-pista di allenamento intorno al campo-volo, seguiti dai primi voli più lontani sempre ai Doppi Comandi (un po' come per la scuola guida). Un giorno settembrino, cielo poco nuvoloso, al mio arrivo al Club Chr. mi chiede se mi fossi riposato la notte precedente. Avendo capito cosa volesse intendere con questa domanda gli rispondo di sentirmi  in forma e pronto per essere "rilasciato". Il che fondamentalmente significa che l'istruttore rimane a terra e lascia partire da solo l'allievo per effettuare il suo primo volo da solo: un giro pista intorno al terreno di volo, seguendo le procedure studiate precedentemente (15 ore in tutto totalizzate fino ad allora).

Dopo aver riportato le autorizzazioni necessarie sul mio libretto di volo, ci avviamo verso il F-RY, come al solito ... Mi metto ai comandi inizio con la check-list quando una strana sensazione mi pervade esattamente come quando, uscendo da casa, si ha l'impressione di aver dimenticato qualcosa ... Le chiavi, forse il cellulare, o cos'altro ... Ma non, ovviamente, questa volta si tratta di Chr.!  Non era li', seduto lato passeggero!  Considerando che più volte me la sono cavata fuori di casa senza il cellulare in tasca... mi dico che anche questa volta, senza Chr, dovrebbe andare bene!

Continuo la check... L'elica: sempre davanti l'areo, ok (il meccanico ha fatto il suo lavoro ;-)  Le ruote: sotto l'aereo, ok! il cupolino: sopra dell'aereo, perfetto! ecc .... Teminata la check, chiedo il permesso alla Torre di controllo per  rullare, precisando che si tratta di un primo volo da Solista... in modo tale da essere "graziato" nel caso le procedure non fossero eseguite al 100%... La Torre mi autorizza al rullaggio sul taxiway fino al "Punto di Attesa" della pista 11R (11 destra). Il punto di attesa é una arresto obligatorio prima di entrare in pista. Una volta arrivato e dopo aver effettuato i controlli finali necessari, mi annuncio alla Torre: "Fox-Romeo-Yankee, al "Punto Attesa" 11R, pronto (o quasi) alla partenza!".
A quel tempo ero abbastanza tranquillo, ma ora nello scrivere queste linee, il solo pensiero scatena in me una forma di formicolio alle dita... Insomma, se in seguito troverete deggli errori di ortografia nel testo, "zaprete lo perké" ! :-)))

Riprendo, sono sul ciglio della 11R, rapido controllo in "finale" (l'ultimo tratto del giro pista): conformemente all'autorizzazione della Torre, nessun aereo in fase di atterraggio. Mi allineo sulla 11R... verifico i flaps a 10°, piena miscela, lo sbrina-carburatore: Off, la pompa del carburante: On.  Manetta del gas tutto avanti! L'erba scorre velocemente sotto l'aereo che acquista regolarmente velocità. Nessuna allerta (le spie riamngono spente). Una volta arrivato all'altezza della Torre mi chiedo: "Ma perché?". Nel senso: "perché, esattamente, faccio cio'?". Siamo quasi al punto critico: se ora togliessi il gas e frenassi, se riportassi l'aereo all'hangar, tornassi a casa in fretta per mettermi sotto il piumone, potrei sempre dire che è stato solo un sogno da tarda mattinata, del genere... il ben noto sogno infantile di voler pilotare un aereo. Se facessi inversione a "U" tutto si fermerebbe li' (beh .. con un pò di fortuna, la manovra può essere un po' pericolosa). In quel momento, facendo leva sul pizzico di pragmatismo che mi caratterizza mi ricordo che il Club ha già incassato l'ultimo assegno: è troppo tardi per tornare indietro. Subito dopo la Torre, l'F-RY ha ormai raggiunto la velocità di 55nodi (102 km/h): è il momento di iniziare la rotazione, cioé tirare sulla cloche per far salire il naso dell'aereo e decollare. Lo faccio e l'aereo si arrampica in alto come un missile. Non sono troppo sorpreso per questa velocità di ascensione in quanto Chr mi aveva avvertito che senza il passeggero l'aereo é "catapultato" verso  alto!

Il decollo dalla pista 11 prevede un salita iniziale di fronte al Château dTdP29Ge Versailles! Che spettacolo, che felicità, che vista da lassù... Magari!!!...  I miei occhi erano incollati sull'anemometro, il variometro, il tachimetro, il girodirezionale e virosbandometro! Se la notte precedente qualcuno aveva spostato altrove la Reggia, non me ne sarei nemmeno accorto ;-)

Alla prima virata passo nella parte del giro-pista denominato "traverso";  a 800piedi di altezza sistemo l'aereo: su i flaps, pompa carburante su Off. Segue l'altra virata, per passare in "sottovento". E come visto e rivisto con Chr. mi annuncio alla Torre e ripredispongo la "macchina" :  riscalda-carburatore, pompa benzina, flaps à 10°. Mi annuncio sulla parte del circuito chiamata  "base" e inizio la discesa per allinearmi, in "finale"  sulla pista 11R, dopo la convalida della Torre. Flaps tutti fuori ! Mi concentro su tre parametri di gestire in questa fase: l'allineamento con l'asse della pista, il piano di discesa, la velocità, tutto come richiesto. La cabrata finale per rallentare in volo l'aereo in prossimità del suolo e l'atterraggio si svolgono senza problemi, salvo un lieve rimbalzo aver toccato la pista. Poi mi dirigo al parcheggio e ... infine alle toilettes!

Che altro? Ahhh, la data: era l'11 settembre
2009!


5) Il Seguito: primo volo locale da solista e (ri)scoperta dei VOR

l volo si svolge senza grossi problemi malgrado un venticello laterale levatosi poco prima dell'atterraggio e un traffico aereo crescente che mi obbliga a "rimettere i gas" al primo tentativo di atterraggio, su richiesta della Torre di Controllo.

Dopo ave offerto da bere ai membri del Club per festeggiare il mio "rialscio" proseguiamo col resto della formazione. All'inizio di dicembre effettuo il mio primo volo "locale" solo a bordo. Se il giro-pista é un momento importante per l'allievo pilota, il primo volo locale non é da meno. Si tratta di un volo al di fuori dell'aerodromo della durata, Localper quel che mi riguarda, di 15 minuti puro piacere. Ad eccezione della fasi iniziale (decollo, allontanamento) e finale (avvicinamento, atterraggio) il resto del volo si effettua senza aver la visuale sulla pista. Lo scopo di questo volo é allontanarsi sufficientemente per poter mettere in atto le procedure di uscita e entrata dalla zona. A questo stadio la capacità di manovra dell'aereo e di comunicazione con gli organismi di controllo devono essre tali da permettere all'allievo di avere l'autonomia necessaria per effettuare un volo completo in solitario. Il volo locale con partenza da St-Cyr si snoda su una ventina di km e implica il contornamento degli aerodromi circostanti di Bernay e Chavenay (cliccare sull'immgine a fianco per i dettagli). La zona di volo la più distante sorvola la tenuta di Thoiry, tra lo zoo omonimo e la supercifie boschiva sfurttata per il test di perforazione pertrolifera (eh si, c'é qualche goccia di pertroli nell'ovest parigino). I pozzi di estrazione sono ben visibili dall'aereo.  I

La fase successiva della formazione prevede delle navigazioni un po' più "complesse" (dal modesto punto di vista di un novizio qual ero allora). Lo studio verte sulle due tematiche seguenti:

  • Delle carte aeronautiche

  • Dei mezzi di navigazione: il ben noto VOR !

Ahhh ... il VOR Ricordo che a 15 anni avevo comprato un libro sulla navigazione aeronautica. Non sono neanche sicuro che sia andato oltre la lettura del sommario perché era troppo tecnico. Per informazione, malgrado le mie insistenze il venditore non ha mai voluto riprendersi il manuale ;-(

In sostanza, un VOR è uno strumento molto utile per navigare attraverso lo spazio aereo ... Abbastanza pratico, in quando i piccioni non danno troppi consigli sulla direzione da prendere quando hai un unico desiderio,  perduto in piena campagna a 2000 piedi e -5°C (temperatura constatata  l'ultimo volo prima di Natale 2009) : ritrovare al più presto l'aeroporto, rientrare a casa per mettersi sotto il piumone!  ;-)))  Strumento assai pratico,  a condizione di rispettare i seguenti punti: aver sintonizzato il ricevitore sull'aereo sulla stessa frequenza del trasemttitore a terra che si desidera usare (ce sono molti sparsi in tutta la Francia, soprattutto nella zona intorno a Parigi); altre condizioni: che il trasmettitore sia in funzione; che si abbia affisso il buon CAP / Radiale sullo strumento di bordo e infine che si abbia preso in conto la corretta posizione rispetto al trasmettitore ("a monte" o "a valle" ). Se la cosa no é molto chiara non fa nulla. Non voglio qui presentare il funzionamento di un un VOR, ma sensibilizzarvi sul fatto che il suo uso é relativamente semplice se lo si studia sdraiato comodamente sul divano di casa... ma risulta un po' più complicato le prime volte in volo, sapendo che la metà del cervello è impegnato nella gestione del velivolo (si veda nel paragrafo "Conclusioni" la sezione relativa alla "saturazione").

Il punto sul quale mi ero  bloccato a 15 anni era la "O" di "VOR"'. Domanda fondamentale: che é 'sta "O" ?!?!  VOR sta per "Vhf Omnidirectional Range" (o qualcosa di simile). "Omnidirezionale" proprio non lo capivo. Qualche lustro più tardi, sull'aereo tutto era più chiaro: il VOR fornisce l'indicazione della posizione angolare rispetto al trasmettitore al suolo, qSO_500_Etampes_Chartresualunque sia la direzione del velivolo (e dunque "omnidirezionale"). E' chiaro, no? A fine ottobre, benché avessi già utilizzato qualche volta il VOR, ricordo di aver vissuto quel che si suole chiamare "Un Gran Momento di Solitudine". A 2500piedi, perso nel mezzo della campagna, a circa 60 km dal... piumone, Chr seduto al mio fianco sull'aereo chiede di dirigerci verso la città di Dreux utilizzando il VOR di Eprenon in posizione "di coda"!  Durante la mia lunga rifelssione su quello che avrei dovuto fare, e in attesa di un pur minimo suggerimento di Chr., il mio sgaurdo si é perso per qualche minuto nel profondo blu del cielo antistante... Un Gran Momento di Solitudine, come dicevo...   ;-))))

Una volta colmata questa lacuna, come molte altre, le uscite seguenti permettono di familiarizzarsi con questo strumento magico, di utilizzarlo per l'orientamento durante la navigazione o solo per assicurarsi di essere sufficientemente lontano delle zone interdette al volo a vista: il fatidico spazio aereo di classe A (in rosso nella mappa). Se si penetra si rischia di essere rapidamente affiancati dall'aeronautica militare che vi invita a cambiare strada, col pollice pronto a premere il bottone rosso del fuoco!  (racconto riportato da altri piloti !) 

Durante il periodo invernale dal punto di vista aeronautico non succede un granché. Le giornate corte e il cattivo tempo riducono le possibilità di decollare. Il primo trimestre 2010 passa veloce e DSCF4039al mio attivo realizzo solo qualche navigazione locale, in doppio o da solista, per non perdere la mano. Il campo d'aviazione é in contro-basso rispetto ai giardini di Versailles e diventa rapidamente una "piscina" a cielo aperto a causa della  pioggia che defluisce dalla Reggia. Un bel ricordo tra tutti: il decollo i primi di gennaio 2010 con l'aerodromo aperto nonostante la coltre di neve. Come diceva Chr, al decollo e all'atterraggio il terreno é talmente scivoloso che si ha l'impressione di essere a "Holiday on Ice" ;-)

IMAG0078Da non dimenticare: in gennaio una cicogna ci allieta con un piccollo dono di nome Elyana ... (Eco-Lima-Yankee-Alfa-Novembre-Alfa nell'alfabeto internazionale).

6) La Grande Navigazione

A partire da Aprile il bel tempo e il calore riappaiono timidamente nell'emisfero settentrionale e voli riprendono ad una frequenza più regolare. Nel mese di giugno sono pronto per la Grande Navigazione.

La Grand Nav é un volo da solista che deve essere realizzata per essere ammessi all'esame finale. L'istruttore dunque non sale a bordo e l'allievo deve cavarsela per realizzare un minimo di 150miglia marittime(*), circa 278 km, con almeno due scali certificati da un timbro sul giornale di volo.

Chr. decide per la triangolare seguente: St-Cyr -> Amiens (primo scalo) -> Rouen (secondo scalo) -> St-Cyr. Preparo il percorso sulla carta nautica. Nessuna difficoltà maggiore per questa navigazione. 150NM_3Un pieno di carburante é sufficiente, tranne in casi di grave "perdita di orientamento", il che non è del tutto impossibile... Traccio il percorso come di consueto sulla carta, lo riporto su Google Earth (vedi sotto) e finalizzo il Log di Navigazione: il supporto cartaceo da mettere sul cosciale fissato sulla gamba destra che viene utilizzato per gestire la navigazione in volo. La Nav è prevista per metà giugno.  Il D-Day arrivo al Club con tutto il necessario, compresa la bottiglia d'acqua che tutti gli allievi consigliano di avere con sé per abbeverarsi durante la navigazione di tre ore. Il tempo è perfetto, nessuna nube e visibilita a più di 10km  (CAVOK, come si dice nel gergo del trasporto aereo: Ceiling And Visibility OK ). Da qualche tempo uso un orologio con GPS integrato per registrare la traccia di ogni volo. Al rientro a casa scarico i dati su Google Earth per fare il punto sulle... imprecisioni ;-)

La Grand Nav ha inizio. La prima parte si svolge senza problemi. Arrivo alla verticale dell'aeroporto di Beauvais, essendo stato autorizzato via radio dal controllo locale che mi ha chiesto di digitare uIMAG0080n identificativo personale sul transponder per identificarmi sul radar e di conservare i 2500piedi (850m) poiché alcuni decolli sono in corso. Per 10 anni ho frequentato Beauvais da passeggero dato che é da questo aeroporto che mi sono quasi sempre imbarcato per rientrare a Roma. Ora, alla verticale della pista vedo 850 metri sotto di me un aereo della Ryanair che si appretta a partire. In questo momento condivido lo spazio aereo con velivoli di linea... che soddisfazione! ;-)  Qui a fianco la foto della pista di Beauvais scattata successivamente, da brevettato, un pomeriggio di fin settembre 2010 durante un volo a destianzione della costa nord della Francia (una cittadina  balneare chiamata "Le Touquet") alla ricerca degli ultimi raggi di sole prima dell'arrivo dell'autunno. 

Continuando con la Grand Nav: arrivo a Amiens, atterraggio sulla pista asfaltata: tutto bene. Lascio l'aereo alla ricerca del "timbro" che ufficializzi il mio passaggio. Inoltre devo anche pagare la tassa di atterraggio: 6 € è il prezzo di un "timbro" a Amiens. Salgo alla torre di controllo, dove ho trovato due controllori del volo. Stacco l'assegno, controllo il timbro e ritorno subito indietro verso l'aereo per fare rotta verso Rouen.

Il secondo tratto è sotto un punta di vista tecnico, alquanto noioso...  A consolarmi, la bella vista dal cielo della verdeggiante campagna sottostante. La navigazione aerea su questo tratta consiste unicamente nel cercare di rimanere incollati per 30 minuti sulla radiale del VOR (in funzione, per fortuna) che mi porta diritto all'aerodromo di Rouen. Arrivato in prossimità, prendo contatto con il controllo del traffico aereo che mi autorizza a integrare il circuito da "sottovento" per la pista '04'. Preparo l'aereo, arrivo poi in "base", quindi in "finale", atterrato! Dopo aver toccato la pista ricevo in cuffia la richiesta della torre di precisare dove mi trovassi... e là, mi rendo conto di aver dimenticato di comunicare le mie posizioni in "base" e "finale"... Oops! Il tizio della torre, quanto a lui, era probabilmente impegnato in qualcosa d'altro ... stava forse finendo il suo panino : al primo contatto mi era sembrato che mi stesse dando le istruzioni per l'integrazione del circuito tra due deglutizioni successive...   Baah, questa volta è andata bene perché non c'era alcun altro traffico aereo... ma poteva andare peggio! Sul terreno, stesso iter di Amiens. Cerco l'addetto per pagare la tassa di atterraggio. Nessuno in vista. Mi rivolgo alla postazione dei vigili del fuoco che sono a pranzo, anche loro, e lì ho trovo l'ambito tesoro : un timbro che viene apposto sul mio libretto e la ricevuta della tassa, un po' più costosa questa volta (10 €).

Ritornando all'aereo mi dico che il più é fatto... ma presto mi rendo conto di essere ottimista:  durante la fase di check il motore non si avvia! Applico la famosa manovra vista durante il mio primo volo. Niente da fare, il motore é in "sciopero" !  E la batteria entra in coma rapidamente, spremuta dai diversi tentativi di avvio!!!  Faccio il giro dei Aeroclub locali per cercare un aiuto. Finalmente trovo un meccanico che mi accompagna all'aereo per verificare ciò che sta accadendo sul Romeo-Yankee. Lui non hanno alcun problema a far ripartire il motore... Chissà, forse il piccolo F-RY ha avuto timore di un meccanico esperto. Il viaggio di ritorno si  svolge senza problemi, bordeggiando tranquillamente la Senna, spettacolare vista da lassù.  Atterraggio a St Cyr, nulla da segnalare.

Al rientro faccio un debriefing con Chr sulla navigazione, globalmente soddisfaciente. Un'altra tappa superata.

Più tardi ho avuto notizia che il buon vecchio F-RY aveva bisogno di un ricambio dei "magneti" (un componente legato all'avvio del motore ...).

(*) 1 nm = 1,852 km


7) L'Esame Teorico

Questo test mira a verificare che i futuri piloti abbiano le conoscenze necessarie per preparare e gestire un volo, in condizioni "standard" e in caso di difficoltà.

Si tratta di un insieme di argomenti che riguardano le seguenti tematiche:

  • Il Regolamento dell'Aria

  • I Principi di volo

  • Le Nozioni generali sugli aeromobili

  • Il Calcolo della massa e equilibraggio

  • Le prestazioni del velivolo e la preparazione del volo

  • La Navigazione

  • La Metrologia

  • Le Procedure operative

  • I Fattori Umani

  • La Fraseologia del Volo a Vista (Visual Flight Rules)

Il test teorico si svolge in un centro della Direzione Generale dell'Aviazione Civile (Francese) ed ha una durata di circa 4 ore. L'esame si snoda su 5 moduli, ciascuno dei quali composto da una batteria di domande "a risposta miltipla". Per superarlo si deve conseguire un minimo di 75% di risposte corrette per ogni modulo. Inizialmente avevo previsto di passare il test prima delle vacanze di Natale 2009 per essere più disponibile in gennaio ("atterraggio" di Elyana). Alla fine dei conti e dopo aver gestito le dovute priorità mi sono presentato alla sessione di Maggio 2010, fortemente incoraggiato da Chr per evitare di fare del "sur place" dato che avevamo avanzato rapidamente sulla parte pratica. Mi sono sforzato di preparare al meglio questo esame... soprattutto per non doverlo ripassare un seconda volta!!! La preparazione é risultata abbastanza scorrevole dato che ero affascinato dalla maggior parte del contenuto... tranne forse per la parte più noiosa della meterologia.

Il giorno dell'esame mi é sembrato di rivirere lo stress provato all'epoca dell'università con l'unica differenza che assieme a me c'erano esaminandi appartenenti a 2-3 generazioni. Nella sala d'attesa c'erano studenti universitari impegnati a ripassare sui loro appunti, persone di 30-40-50 anni, ma anche molti altri appartenenti alla fascia della "maturata saggezza" (leggasi pensionati) alla ricerca di un nuovo stimolo in qualità di pilota. Ho anche incontrato un mio insegnante di fiananza internazionale, che ho scoperto é iscritto a un altro Club di St Cyr.

   

Completato l'esame sono subito rientrato a casa per confrintare le risposte sulle correzioni delle sessioni precedenti. E lì, con un buon margine di errore mi sono reso conto di averlo superato! Yahoo !!!!! La conferma ufficiale è arrivata per missiva la settimana successiva: certificato di superamento della prova col dettaglio per ciascun modulo.


Bouler_blancJPG8) La Prova Pratica

Superato il test teorico, mi trovo sullo scatto finale in vista dell'arrivo. L'ultima "fatica" é la revisione in volo della cosidetta "prova di manegeviolezza". Si tratta di un insieme di procedure per verificare la capacità del  pilota di manovrare il velivolo con "precisione".  Qualche esempio:

  • Lo stallo dell'aereo, e uscita con minima perdita di quota: dal volo rettilineo stabilizzato si riduce la potenza motore, cabrando per non perdere di quota. Allo stallo l'aereo inizia a picchiare verso il suolo. L'allievo deve conoscere la manovra esatta per stabilizzare l'aereo e riportarlo alla quota iniziale.

  • La virata a 45 ° : é una semplice inversione di rotta a 45° di inclinazione, molto utile in situazioni come quelle annunciate da considerazioni del tipo : "Opss! che nuvolone nero e brutto... dietro front" !
    L'atterraggio senza flaps ... per prepararsi all'eventualità remota ("grattatia pallorum", come dicevano gli Antichi) di incombere su una lieve mancanza del sistema di controllo degli alettoni.

  • Nozioni di base del volo cieco, per riuscire a fare inversione qualora si perdesse completamente la visibilità (come in caso di nebbia ad alta quota o di penetrazione per errore in una nuvola).

  • L' atterraggio forzato in campagna, legato ad un problema tecnico del...motore! In questa procedura troviamo il famoso messaggio per avvertire gli organismi di controllo: "May Day - May Day - May Day." che non vuol dire : maddai...  ma "aiuto, aiuto , aiuto" ;-)

Ai primi di luglio 2010  Chr mi consegna l'elenco degli esaminatori federali che devo contattare per fissare la data dell'esame finale, sperando di trovarne almeno uno che non abbia deciso di andare in vacanza in quel periodo. Dopo aver scartato quelli che devono essere evitati a tutti i costi finalmente riesco a fissare una data con Gilles:  sabato 24 luglio 2010, ore 17:00. Il percorso previsto è un volo andata e ritorno a Chartres. La tratta é decisamente semplice, ma Chr mi avverte che Gilles è molto attento agli aspetti tecnici (è un pilota di Air France, istruttore benevolo per passione) e si deve gestire il volo con precisione per riuscire l'esame, con particolare attenzione agli aspetti legati alla sicurezza del volo.

Nei giorni che seguono mi preparo per il volo, sempre con il metodo utilizzato in passato: traccio il percorso sulla carta aeronautica, valuto i dettagli del volo, calcolo la massa totale e controllo il bilanciamento  e le prestazioni dell'aeromobile ... Tutto ok, tranne per il peso totale, mio e dell' esaminatore (183kg in 2) che non permette di imbarcare abbastanza carburante per poter effettuare il viaggio di ritorno... nel rispetto delle misure di sicurezza richieste dal Club.  E a Chartres, naturalmente, le pompe di rifornimento sono fuori servizio fino al giorno successivo l'esame!!! Si deve quindi prevedere uno scalo tecnico da qualche parte prima del rientro. Meglio cosi', almeno avro' dimostrato all'esaminatore di aver capito che l'aereo ha bisogno del carburante per volare :-)   

La sera prima dell'esame, mi tengo leggero (un po' di cuscus e grappino...) e mi addormento con sottofondo la musica di Antonello (Venditti). Il pomeriggio successivo arrivo al club con largo anticipo per aggiornare in tutta tranquilliltà i dati metereologici e ricalcolare nel caso necessario le prestazioni dell'aereo (funzione della temperatura et della pressione atmosferica, come per tutti i motori). Alle 17:00 in punto Gilles arriva alla club-house. L'esame ha inizio. Si comincia con la presentazione del volo, delle condizioni meteo e delle prestazioni del F-RY. Senza entrare nei dettagli, Gilles approva la presentazione, inclusa la mia richiesta di un rifornimento tecnico a Etampes per evitare di dover rientrare a piedi a St-Cyr ;-)   Dopo la check dell'aereo si decolla dalla pista 29, rotta verso Chatres. Gilles mi previene che mi lascia carta bianca per questo prima tratta. E ciudendo gli occhi mi avverte che non mi devo preoccupare se dovesse iniziare a... russare! Ha un volo su un aereo di linea l'indomani e ne approfitta per riposare. Detto cio', vedo chairamente che mi sorveglia con la coda dell'occhio. Il messaggio sottointeso é chiaro: anche se si tratta di un esame da realizzarsi nel massimo rigore, non c'é motivo di sovraccaricare l'esaminando con una pressione che rischia di degradare la performance. Apprezzo l'approccio dell'esaminatore che vuole testarmi in questa fase del volo come se fossi solo a bordo. Questa prima tratta si svolge senza problemi. Arrivati a destinazione, siamo accolti da qualche aliante che volteggia sopra le nostre teste. L'atterraggio si svolge correttemente, malgrado un vento di traverso che obbliga ad una manovra specifica un po' più delicata. Al decollo da Chartres, l'istruttore mi da il "via" per il dirottamento verso Etampes. E li metto in pratica la procedura prevista. Tiro fuori la matita, il righello, goniometro, Dirigo l'aereo verso ovest, per prendere una prima direzione grossolana. Poi con l'aiuto delgi strumenti effettuo un calcolo più preciso della rotta, dei tempo di vol e delle quote Min e Max da tenere. Non é semplice un calcolo di questo tipo durante il volo: la mano sinistra sulla cloche per controllare la rotta e la quota, la carta dispiegata sulle gambe, i vari strumenti per tracciare la rotta nella mano destra, l'occhio sinistro attento a quello che fa la mano sinistra, l'occhio destro che segue i tratti tracciati dalla mano destra, le raffiche di vento che squotono l'aereo, i vari strumenti da tenere sotto controllo (sarebbe un peccato entrare in "stallo" proprio ora!!!).  Comunque, alla fine tutto si svolge correttamente e arriviamo all'aerodromo di Etampes. Riempio con il carburante necessario al rientro, poi decollo in direzione di St Cyr. Il controllo della capacità di gestion le manovre dell'aero (prova di "Managevolezza") ciprende una buona mezz'ora. Risultato positivo, possiamo fare rientro alla base!   

Al Club, Gilles mi presenta i suoi commenti sul volo, estremamente precisi e ricchi di consigli.  Dopo aver compilato e firmato i documenti necessari, Gilles mi stende la mano per darmi il "foglio rosa" aeronautico. Prova superata! 

La serata è di "corvé": pulizie dell'aeromobile, asciugatura, rimessaggio in hangar; poi torno a casa e mi infilo a letto, alquanto provato. Finalmente il mio piumone!  :-)))


9) Per Concludere

La formazione PPL: quel che mi é piaciuto

La formazione è molto ben strutturata, e si adatta naturalmente alla velocità di apprendimento e disponibilità dell'allievo. Ogni volo consente di apprendere nuovi elementi e un laovoro di strutturazione delle  informazioni (annotazioni, sintesi, tracciati su carta, schemi ecc) é necessario per essere sicuri non perdere le indicazioni che vengono di volta in volta date all'allievo.

L'ambiente del Club Aeronautico è piacevole gli scambi con i piloti e gli altri allievi sono sempre molto interessanti. Non rimpiango assolutamente la scelta di passare attraverso un club e ancor di più la scelta dello SGAC.

Ho apprezzato la ricchezza degli "usi e costumi" propri all'aviazione da diporto, molto vicina al settore dell'aviazione commerciale, d'altronde. La regolamentazione, il gergo, le procedure, i formalismi necessari per preparare e condurre un volo, sono decisamente affascinanti. Per esempio, qui sotto un estratto delle previsioni meteo emanate dell'aeroporto di Orleans mercoledì, 4 agosto 2010. Ogni pilota cha avesse voluto sorvolare la zona, quel giorno, avrebbe dovuto prendere conoscenza e utilizzare questa informazione per confermare o modificare il suo volo:   

TAF LFOJ 040800Z 23006KT 9.999 BKN007 BKN030 0409/0418 0409/0411 TEMPO BKN005 BECMG 4000-DZRA 0411/0413 23010KT SCT016 BKN050 BECMG 0413/0415 22015KT SCT050 PROB30 TEMPO 0416/0418 22015G25KT SCT025TCU 5.000 SHRA BKN020TCU =

In sintesi : pioggia, nuvole basse, visibilità in rapido degradamento, qualche raffica di vento forte, insomma... se sei un pilota privato, stai alla larga! 


PPL, quel che mi é piaciuto meno

Non c'è molto da dire su questo argomento. Sono sempre deluso di non riuscire a godermi la vista dall'alto e in tutta tranquillità del castello di Versailles, sempre concentrato sull'anemometro, il tachimetro, e virosbandometro ;-)

Unico punto negativo, la "scoperta" della difficoltà operativa nella preparazione di un viaggio, legate alla variabilità e imprevidibilità delle condizioni meteo. Un aereo di proprietà di un Club deve essere riservato in ampio ampio anticipo e al momento dell'organizzazione del viaggio non si ha ovviamente alcuna informazione sulle future condizioni meteo. E' quindi doveroso prevedere ampi margini per quanto rigaurda la destinazione e la tempistica: se le condizioni non sono favorevoli é rigoroso aspettare un milgioramento, sia alla partenza come al rientro. O allora si deve optare per un cambiamento di destinazione, o addirittura l'annullamento. Il volo da diporto è e rimane "un mezzo di trasporto rapido per persone ... che non hanno fretta!". Se al contrario la meteo é favorevole, un volo Parigi-Ile d'Yeu (un'isola sulla costa atalntica) in sole 2 ore, è il massimo! Si decolla da St Cyr, atterraggio sull'isola, con la spiaggia a 10 minuti a piedi!  (in macchina ci vorrebbero 5 ore più traghetto!)

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PPLa gestione del carico di lavoro e la problematica della saturazione

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Tra gli elementi che mi hanno più colpito durante la mia formazione devo citare quello che sembra essere, a mio avviso, la difficoltà maggiore del volo da diporto: la facilità con la quale si arriva a ‘’saturazione”, intendendo con questo termine la situazione incui il cervello non arriva più a elaborare la mole di lavoro richiesto, un po’ come quando il PC si blocca perché abbiamo aperto troppe finestre contemporaneamente (cosa che accade soprattutto sotto Windows ;-)))   Il limite da non oltrepassare é naturalmente funzione delle capacità di ciascun individuo; é dunque d’importanza vitale conoscere il proprio carico di lavoro massimo. Durante un volo, la massa grigia del pilota é sollecitata in continuazione, anche durante le situazioni di “routine”. Ad esempio, la navigazione rettilinea seguendo una rotta predefinita necessita: il controllo continuo della prossimità con altri eventuali velivoli, la gestione dell’aereo intorno ai suoi 3 assi di rotazione (azione sulla cloche e sui pedali), la conservazione della rotta, l’aggiornamento del Log di Navigazione, la lettura degli strumenti di bordo (potenza motore, tachimetro, orizonte artificiale, altimetro, conservatore di direzione, variosbandometro, e il controllo delle varie spie luminose). La gestione di un tale carico di lavoro é possibile impiegando delle tecniche specifiche come quella cosidetta del “circuito visivo”. Si tratta di spaziare con lo sguardo all’interno e all’esterno del cockpit seguendo un percorso prestabilito, senza soffermarsi specificamente su alcuno strumento.  Con l’abitudine si arriva tramite rapidi colpi d’occhio, seguendo uno schema determianto, a raccogliere le informazioni in modo quasi autonomo, direi meccanico, dato che si tratta di un vero e proprio automatismo. Durante il pilotaggio a queste attività di “base” se ne devono agiungere altre non meno importanti, derivanti della necessità di contattare i vari Organismi; quest’azione  implica di trovare/inserire/controllare le vaie ferquenze radio e naturalmente, di effettaure la dovuta  comunicazione, con l’imperativo di rispondere collezionando l’informazione ricevuta, cioé  “restutuirla” secondo un formalismo prestabilito che facilita gli scambi… a condizione di essersi ben appropriati   di tal formalismo. L’utilizzo dei vari strumenti di radionavigazione é anche questo, causa possibile di sovraccarico.

Per evitare di arrivare a saturazione alcuni principi basati sul buonsenso devono essere applicati:

  • Priorizzare le azioni: é naturale dare la precedenza a operazioni con carattere di unrgenza.

  • Accelerare le azioni sfruttando gli automatismi. Un’azione “meccanica” richiede minor impiego di risorse cerebrali. 

  • Imparare a lavorare in modalità « multitask», cioé raggruppare le azioni in sequenze  da realizzare una dopo l’altra seguendo un ciclco completo, ricominciando il ciclo dopo averlo terminato.

Questa capacità di gestire la mole di lavoro é appresa durante la formazione; l’istruttore confida poco alla volta una quantità di lavoro sempre più crescente, spiegandogli la corretta modalità di gestione. L’allievo é atresi’ messo in sotto pressione volontariamente dall’istruttore perché si renda conto del raggiungimento della soglia limite.


PPL, per che fare?

La licenza PPL consente di volare con dei passeggeri nel rispetto della regolamentazione in vigore: un uso privato e gratuito (ripartizione dei costi possibile e benvenuta... grazie!). Qui di seguito qualche esempio di quel che potrebbe divenire l'uso ricorrente del brevetto: tra gli ultimi viaggi effettuati, quello di Granville, cittadina della Mt_St_MichNormandia, sulla Manica. La fine della pista dell'aeroporto è letteralmente sulla spiaggia. Dopo l'atterraggio abbiamo pranzato in un ristorante antigliese ("sanguinaccio" delle Antiglie per me), poi una passeggiata in riva al mare. Prima di tornare a Parigi breve deviazione sul Mont St Michel (vedasi foto qui di fianco). Una bella uscita domenicale.

Altre escursioni sono possibili .... Castelli della Loira, visita della regione dello Champagne con una sosta ai castelli per la visita della produzione vinicola, we sulle isole della costa Atlantica o viaggio transfrontaliero verso le isole anglo-normanne della Manica. O semplicemente un'andata/ritorno a Deauville, Dinard, Dinan, Le Touquet, per una cena piacevole.

In opzione, potrei rientrare in Italia ai comandi di una aereo, cosa questa che metterebbe un fine ai continui ritardi di Ryanair a Beauvais (per non parlare della cancellazione dei voli Easyjet a Orly !!!), Mio fratello me ne sarebbe grato... in quanto non dovrebbe più passare a prendermi a Ciampino dopo la mezzanotte (orario di arrivo con Ryanair). Questo viaggio è un po' più pesante: minimo 6 ore, sorvolo del Massiccio Centrale Francese e del Tirreno ... da rifletterci su!!!

Oppure, imbarcare il kite e partire alla volta di Dakhla, nel Sahara Occidentale,  per una sessione di freeride... ma questo per ora resta solo un sogno ;-)

In ogni caso, l'esperienza attuale non condurrà a una licenza professionale (pilota di linea) in quanto i piloti con una miopia degna di una "talpa", come il sottoscritto, non sono "benvisti" nel settore... é il caso di dirlo ;-)

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E in seguito?

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Per rendere meno sgradevoli il rientro dalle vacanze estive, preparo la prova pratica per l'uso aeronautico della lingua inglese. Non ho idea di quando mi presentero' all'esame. Ho iniziato ad ascoltare la registrazione di dialoghi tra piloti et organismi di controllo in UK e USA. Ammetto che per ora non ci capisco molto ... Ma prima o poi ci arrivero'! Titeloop

Tra breve, penso di avvicinarmi all'attività acrobatica per vedere di cosa si tratta. L'unica cosa chiara per ora, é il costo orario di afitto di un aereo acrobatico basico (del tipo CAP10): decisamente caro! Dovro' inizire con la questua...  (le sovvenzioni di benevoli sono ben accette ;-)  o in alternativa, trovare un secondo lavoro!

Guardando un po' più lontano, molti piloti privati sono in attesa di una regolamentazione "light" per accedere all'abilitazione al volo strumentale (chiamato volo IFR: Instrument Flight Rules). Il PPL é una licenza che autorizza il solo volo "a vista" (VFR: Visual Flight Rules); in sintesi: ci si deve orientare e navigare sulla base delle informazioni visive raccolte al difuori dal finestrino (presenza di un'autostrada, una zona boschiva, un ponte, un traliccio dell'alta tensione, ecc)  per poter individuare ad ogni istante la propria posizione sulle carte di navigazione. Il VOR é solo uno strumento di sostegno, da utilizzare in complemento, non in sostituzione del volo a vista. Il Volo IFR permette invece di riferirsi agli strumenti di navigazione di bordo e alle informazioni provenienti via radio dagli organismi di controllo con cui si é in contatto premanente. Ad esempio, durante la fase di atterraggio un pilota IFR guarda quasi esclusivamente all'interno della cabina per governare l'aereo sulla base delle indicazioni dei suoi strumenti di navigazione; l'organismo di Controllo aereo lo segue sul radar e gli assicura l'opportuna distanza dalgi altri velivoli. Un pilota VRF invece deve alternare lo sguardo "dentro/fuori" il cockpit, poiché é responsabile dello scarto con gli altri velivoli e della precisione del giro pista; gli unici strumenti che osserva sono quelli relativi alla tenuta del volo (velocità, velocità di discesa, potenza motore, ecc), non alla navigazione.

Per evolvere verso il volo strumentale nell'ambito della regolamentazione europea si dispone attualmente di un'unica soluzione : la formazione prevista per i piloti professionisti. Questa formazione ha un costo elevato e il contenuto non é commisurato all'effettivo (e limitato) bisogno di un pilota privato. L'attesa nuova regoalmentazione IFR permetterà l'ottenimento di una qualifica previa formazione semplificata per il volo strumentale. L'IFR permetterà  di ridurre in parte l'incoveniente legato alla variabilità delle condizioni meteo: si potrà decollare, viaggiare e atterrare anche in condizioni di visibilità non soddisfacenti il volo "a vista". Il pilota quindi guandagna in sicurezza e la navigazione che ne risulta é di gran lunga più fine. Staremo a vedere ...

Grazie a Tutti per la lettura e non esitate a contattarmi se vorrete vedere la terre... da un altro punto di vista.

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12 septembre 2010

Récit de ma formation pilote d'avion PPL(*) !

(*) Private Pilot Licence  => License de Pilote Privé.

 

Chers Toutes et Tous,

en Juin 2009 j'ai entamé une formation de Pilote Privé d'avion, pour satisfaire une curiosité Avionque je nourrissais depuis longtemps. Ce récit a pour but de partager avec vous les 13 mois de ma formation dans l'espoir que vous découvriez vous aussi un certain intérêt pour l'aéronautique de loisir. Qui sait, cette lecture donnera peut être envie à quelqu'un parmi vous de réaliser un vol d'initiation; ou alors pourra vous faire décider à entamer carrément une formation PPL ;-) 

Les grandes étapes d'une formation de pilote d'aviation légère sont les suivantes:

  • L'Inscription à un Club / Ecole de formation (peut paraître banale, mais... il faut y passer)
  • Le Premier vol
  • Le "lâcher": premier vol en solo
  • La Grande Navigation (appelée aussi "La 150 nautiques" )
  • Test pratique PPL : c'est le test final.

Bien sûr, avant le test final il faut glisser quelque part le Test Théorique PPL

Voyons dans l'ordre: 

1 - Le choix du Club

2 - L'inscription au Club...  et c'est parti!

3 - Ici Fox-Golf-Sierra-Romeo-Yankee - Bon, alors, on décolle?

4 - Le "Lâcher" : mon premier vol solo!

5 - La suite

6 - La Grande Navigation

7 - L'Epreuve Théorique

8 - L'Epreuve Pratique

9 - Pour Conclure

Bonne Lecture!!!

 


1 - Le choix du Club

Première mission, le choix de l'institut de formation. 

En France on trouve :

  • Les Ecole de Pilotage, gérées par des professionnels de l'aviation dont le but est de faire... des marges sur les heures de formation --> Choix rejeté.
  • Les Club d'Aviation, des associations à but non lucratif établies sous la Loi 1901, animés pour la plupart par des bénévoles passionnés d'aviation --> Choix retenu

 

Après avoir benchmarké pendant quelques jours, visité les structures de Logo_SGACformation sur les aérodromes environnants de Chavenay, St Cyr, Toussus le Noble, Pontoise, réalisé des tableaux croisés dinamiques pour décider quel était le meilleur compromis didactico-économique...  le choix est tombé sur le "Cercle Aéronautique du SGAC" de l'aérodrome de St-Cyr (par la suite le "SGAC"). Un peu de pub, quand même :  CA du SGAC

Au fond de mon cœur, le choix de l'aérodrome de St Cyr était déjà fait depuis longtemps, du moment où, nouvel embauché, je parcourais en voiture la petite route de campagne pour aller du mini-studio que j'avais loué à l'époque jusqu'au travail. Une partie de ce parcours longe d'un côté les murs qui clôturent le jardin de Versailles et de l'autre le bout des 2 pistes en herbe de St Cyr. A chaque fois que je passais devant l'entrée de l'aérodrome je me disais qu'un jour ou l'autre j'aurais piloté un de ces avions.....  Un jeune Mermoz!

 


2 - L'inscription au Club... et c'est parti!

Après avoir reçu la bénédiction de ma chérie, j'arrivé au SGAC un samedi de fin Juin 2009 et je fais connaissance avec Christian. Il s'agit de celui qui, sans le savoir à l'époque, m'aurait accompagné durant toute ma formation. Christian est le Chef Pilote du SGAC... en gros quelqu'un qui s'y connait véritablement en aéronautique légère.  Effectivement, en discutant avec lui je comprends vite qu'il a de la bouteille (ancien pilote d'hélico dans l'armée et depuis longtemps instructeur d'avion et Examinateur Fédérale). Mais surtout, depuis le début je comprends qu'il est quelqu'un sur lequel faire confiance.

Nous finalisons l'inscription, je règle mon cheque et nous réservons les premiers créneaux via le système informatique mis à dispo des membres; vite fait, bien fait!

Me voilà sur le point d'entamer un parcours dont la durée moyenne s'étale en générale entre 12 et 24 mois... Je vise depuis le début plutôt les 12 mois que le 24! 

Un mot concernant la formation. La Dir. Générale de l'Aviation Civile (DGAC) détaille le cadre réglementaire pour obtenir la licence de Pilote Privé dans son document ministériel: le FCL1. Le parcours de formation se déroule autour de 2 axes :

 

  • La formation théorique : l'apprentissage peut être réalisé de façon autonome par l'élève, à l'aide d'un gros bouquin qui épluche les différentes matières dont le contenu doit être bien maîtrisé. Le bouquin est bien épais, mais ça ne fait pas peur... Quelque samedi au SGAC est à prévoir pour compléter la phase d'étude en individuel grâce aux conseils des instructeurs les plus expérimentés. Le niveau de connaissance est évalué par un test assez formel de type QCM géré par la DGAC. Chaque élève est libre de s'inscrire à la session qu'il souhaite, parmi la dizaine de séances étalées sur  l'année. L'examen réussi, l'élève dispose de 24 mois pour passer l'épreuve pratique.

 

  • Les cours pratiques (à bord de l'avion) : la formation a un contenu bien structuré et doit être impartie par un Instructeur Fédérale habilité. Les progrès de l'élève sont documentés dans un carnet personnel. La DGAC demande un minimum de 45h de vol avant de pouvoir se présenter au test pratique. De ces 45h, 25h au minimum doivent être réalisées en Double Commandes (c-à-d avec l'instructeur à bord) et 10h minimum en vol supervisé (seul à bord, le vol ayant été autorisé par l'Instructeur). Le reste des heures, en double ou solo, à discrétion de l'instructeur. En plus, il est demandé une navigation d'au moins 150 nautiques en campagne avec 2 atterrissages complets sur des aérodromes différents de celui de départ.

J'ai dû glisser les sorties en avion entre les contraintes familiales et professionnelles, en tenant en compte bien sûr aussi de la disponibilité de l'instructeur bénévole. J'ai choisi de suivre la formation en vol avec un seul instructeur (Christian) pour avoir unIMG_4291 référent unique qui ait ainsi une vision globale sur mes progrès.

Le reste à faire avant de monter à bord est assez simple: achat du bouquin, du carnet de vol, un casque, le carnet de progression et dans la foulée j'effectue la visite médicale de Classe 2, passée à la limite à cause de ma myopie :-(   J'oublie les cartes de navigation et ma planchette de bord à accrocher à la cuisse droite, nécessaire pour le suivi du vol et la récolte des informations auprès des organismes de contrôle.

 


3 - Ici Fox-Golf-Sierra-Romeo-Yankee - Bon, alors, on décolle?

Quelque jour plus tard le moment arrive enfin: celui du premier vol! C'était le 25 Juin, SVP! Voilà une date que je n'oublierai pas facilement.

Au Club, je suis d'abord un cours théorique en salle pour évaluer mon niveau de connaissances sur les principes de base: comment et pourquoi une aile vole (Bernoulli...), les formules de la Portance et IMG_4323Trainée. Le pré-briefing terminé, nous gagnons les 2 avions "Robin HR 200" dédiés à l'instruction (des monomoteurs biplaces), ayant comme immatriculation F-GSRY et F-GSRZ.  Mon début a été sur F-RY (je remplace l'indicatif complet avec son raccourci par fainéantise). Nous effectuons la visite pré-vol, lisons la check liste, qu'il faut impérativement utiliser avant chaque vol afin d'effectuer les vérifications/actions nécessaires pour s'assurer du bon fonctionnement de la machine et la préparer au décollage. Pression huile: ok. Charge alternateur: ok, L'hélice: à sa place.  Le manche: aussi. etc... Depuis le premier vol je prends place au poste principale de commande (à gauche), histoire de comprendre qu'il ne s'agit d'un vol d'essai, mais d'un cours de pilotage!

Ensuite on démarre! Je devrais dire... on essaye: au premier essai de démarrage j'ai réussi à noyer le moteur!  Avec le recul, celle-ci aurais pu être une très bonne occasion pour apprendre à redémarrer un moteur dans cet état (cf. plus loin "ma 150 nautique"). Après la manip nécessaire le moteur veut bien nous faire la grâce de démarrer. Rapidement je comprends pourquoi il vaut mieux avoir un casque, tellement c'est bruyant même à l'intérieur du cockpit!

Christian se charge de la communication avec la Tour lors de cette sortie et de beaucoup d'autres par la suite. Le "codage" des informations à fournir aux entités de contrôle n'est pas très compliqué, mais il est impératif d'être précis lors des échanges radio.

Après décollage, effectué par Chr. (là encore, j'utilise le petit nom pour simplicité)  je prends les commandes. Rien à voir avec Flight Simulator ou d'autres simulateurs de vol...  Ici on ressent les changements d'altitude et l'influence des rafales de vent: à la moindre perturbation d'air on remercie le constructeur de l'avion de l'avoir doté de la ceinture de sHR200_cockpitécurité qui serre bien les fesses au siège. Ce sentiment initial d'instabilité de l'avion se dissipe rapidement de lors qu'on se rend compte que les différents secoues sur l'avions n'affectent pas sa stabilité. La machine se montre très réactive en répondant rapidement aux moindres gestes sur les commandes pour  que le pilote puisse compenser instinctivement les petites rafales latérales. On s'habitue vite aux ballottements générés pas les irrégularités de l'air dont ce petit avion est, bien sûr, plus sensible qu'un grand Airbus de ligne. En voulant faire un parallèle, les bousculements ressentis sur ce petit biplaces sont les mêmes qu'on pourrait éprouver si on passait de la conduite d'un grosse limousine à une Mini sur une route mal goudronnée avec plein de montées et descentes L'avion vole sur un "coussin" d'air qui n'est pas parfaitement lisse, de même que la route mal goudronnée de l'exemple. Plus l'avion est de petite taille et moins il va vite, plus ces perturbations sont ressentie par les passagers. Ceci ne dégrade pas pour autant la sécurité du vol. La peur ressentie est plus du ressort de l'imaginaire que de la crainte d'un risque réel. La perte de contrôle d'une voiture n'est pas moins dangereuse, sachant qu'un véhicule avec des pneus standards est en contact avec le sol grâce à une surface totale qui n'excède pas la taille d'une feuille A4.  Et pire pour une moto, car le contacte avec le bitume est réduit à une surface de la dimension d'une carte de crédit!   

Bref, je reviens à mon 1er vol. Nous effectuons un petit tour dans la campagne à l'ouest de St-Cyr en suivant strictement les consignes de communication avec les organismes aériens et les procédures d'entrée et sortie de l'aérodrome.  Franchement, j'ai quasiment rien pigé de ce que Chr. m'a expliqué en vol lors de cette première sortie...   concentré comme j'étais à garder l'altitude, l'inclinaison de l'avion et le Cap. Au bout d'une bonne demi-heure de vol à 2000 pieds (650m), le retour, l'atterrissage et le débriefing pour déverminer au sol et au calme cette première expérience. En synthèse: pas de nausée liée au mal d'air... c'est bon, je suis apte à poursuivre la formation.

 


 

4 - Le "Lâcher" : mon premier vol solo!

Les sorties s'enchaînent, les tours de piste autour de l'aérodrome aussi suivis par les premières navigations en dehors de l'aérodrome, toujours en double commandes (donc, Chr à mon côté dans l'avion). Un jour de Septembre, le beau temps s'annonce depuis le matin avec de l'air frais et le ciel peu nuageux.  A mon arrivé au Club Chr. me demande si j'avais bien dormis la nuit précédente. Ayant bien compris ce qu'il voulait entendre par cette question, je lui réponds de me sentir en pleine forme et prêt pour être lâché. En gros, le lâcher est un vol (tour de piste) en solo, l'instructeur étant cloué au sol et en contact radio avec l'élève, le vol se déroulant en suivant les procédures tell qu'on les avait vu courant mes 15h en double commande cumulées jusqu'à ce moment-là.

Après avoir renseigné les autorisations nécessaires sur mon carnet de vol, nous allons vers F-RY, tout comme d'habitude... Je me mets aux commandes. Et là, en pleine check list,  une sensation étrange m'apprivoise, la même qu'on a quand, en sortant de la maison, on a le sentiment d'avoir oublié quelque chose... les clés, peut être le téléphone, ou quoi d'autre...  Masi non, bien sûr, cette fois-ci il s'agit de Chr! il n'était pas à mon côté!  Là, je me dis que j'ai bien survécu des journées entières sans le téléphone portable... Cette fois-ci, sans Chr, ça devrait aller de même! 

Je reprends la check-list... l'hélice: toujours devant l'avion (le mécanicien à bien fait son travail)! les roues: sous l'avion!  la verrière: au-dessus de l'avion!  etc.....   Je demande à la Tour de contrôle l'autorisation pour rouler pour un tour de piste en précisant qu'il s'agit d'un lâcher... pour qu'ils ne soient pas trop exigeants avec moi. L'Organisme de contrôle m'autorise au roulage jusqu'au point d'arrêt de la piste 11 droite (ceci est un point de halte, avant de pouvoir entrer sur la piste de décollage). Une fois arrivé j'effectue les dernières vérifications nécessaires et je me déclare enfin auprès de la Tour: "Fox-Romeo-Yankee, au point d'arrêt 11 droite, prêt (ou presque) au départ!".

A l'époque ça allait, j'étais assez serein, mais maintenant en écrivant ce récit la seule pensé liée à mon lâché déclenche en moi une étrange sensation, comme un picotement aux bouts des doigts...  bref, si par la suite vous verrez dans le texte des erreurs d'orthographie, vOuz sorEz  pearquoi ! :-)

Je reprends, j'étais au point d'arrêt : petit contrôle en "final" (c'est la dernière partie du tour de piste): pas d'avion en cours d'atterrissage. Je m'aligne en 11 droite... coup d'œil aux volets, mixture, réchauffe carburateur, pompe carburant; je mets le plein gaz!!!  L'avion accélère rapidement et piste en herbe défile vite sous l'avion. C'est à peu prêt au niveau de la Tour de contrôle que je me pose la question suivante: Pourquoi?  Dans le sens: pourquoi, au juste, je fais ça? C'est le moment critique: si je réduits les gaz, je freine, je ramène l'avion à l'hangar et je rentre vite à la maison pour me mettre sous le duvet, je pourrais toujours me dire qu'il s'agissait juste d'un rêve en fin sommeil, le bien connu rêve de gamin de pouvoir piloter un avion. Si j'avais fait demi-tour, tout se serait arrêté là (enfin... avec un peu de chance, la manœuvre risque d'être un peu périlleuse). Doté d'un esprit assez pragmatique du coup je me souviens que le Club a déjà encaissé mon cheque:  c'est trop tard pour le demi-tour.  Juste après la Tour le F-RY a désormais atteint la vitesse de 55knots (102km/h): c'est le moment pour déclencher la rotation, en gros tirer sur le manche pour monter le nez de l'avion et le faire décoller.  Je le fais et l'avion monte comme un missile vers le ciel.  Pas trop surpris pour cette vitesse de montée car Chr m'avais prévenus que sans passager l'avion monte vite!

Le décollage en 11 droite prévoit une montée initiale face au Château de TdP29GVersailles! Quel spectacle, quel bonheur, quelle vue de là-haut. Tu parlers. Mes yeux étaient collés sur l'anémomètre, le variomètre, le régime moteur, l'axe et inclinaison lors du virage.  Si la nuit précédente quelqu'un avait déplacé ailleurs le Château, je ne m'en serais même pas aperçu. Dans l'image ci-contre, en rouge le circuit du tour de piste. On voit bien le passage sur le secteur ouest du bassin de Versailles.

Au 1er virage je passe dans la partie du circuit appelé "vent traversier"; 800pieds, ménage machine: volets sur off, pompe cabrant sur off, puis virage pour me positionne en "vent arrière". Tout se passe comme vu et revu avec Chr. Ensuite, je ré-prépare la machine: volets, réchauffe carburateur sur "On", pompe carburant sur "On". Ensuite je m'annonce en "vent arrière", puis en "étape de base" et je commence la descente pour m'aligner sur la piste 11 droite, après validation de la Tour. Pleins volets! Je me concentre sur les 3 paramètres à gérer en phase finale: l'alignement par rapport à l'axe de la piste, le maintien du plan de descente, le maintien de la vitesse, tout comme il le faut. Arrondis, et atterrissage sans soucis, juste un petit rebond. Ensuite je me dirige au parking et... enfin aux toilettes!!!

Quoi d'autre? ahhh, juste la date: c'était le 11 Septembre 2009 !!!   

 


5 - La Suite: 1er vol Local en solo et découverte du VOR

Après avoir offert un apéro aux membres du SGAC pour fêter mon "lâcher", nous entamons la suite de la formation. En début Décembre j'effectue mon vol local en solo. Si le tour de piste est une étape importante pour tout élève pilote, le premier local ne l'est pas moins. Il s'agit d'un vol éloigné de l'aérodrome, dans mon cas de la duré d'environ  Local15 interminables minutes  de pur bonheur. A l'exception de la partie en tour de piste le reste du vol s'effectue sans vue sur l'aérodrome; le but est justement de s'éloigner suffisamment pour mettre en place les procédures d'entrée et sortie de la zone. La communication avec l'organisme de contrôle doit donc être maîtrisée, ainsi que la gestion complète de la machine. Le local au départ de St Cyr oblige de s'éloigner d'une vingtaine de km, pour contourner les aérodromes voisinants de Beynes et Chavenay (cliquer sur l'image ci contre pour l'élargir). La zone de vol la plus éloignée longe le château de Thoiry, entre le zoo homonyme et la surface exploitée pour les essais de forage (et bien, il y a des puits de pétrole dans l'ouest parisien!). Malgré un léger stress lié au vent lors de l'atterrissage, mon vol se passe bien.

L'étape suivante consiste dans le perfectionnement des navigations, d'abord en double commandes, de plus en plus "complexes"  du point de vue d'un néophyte tel que je l'étais. Une navigation réussie en s'appuyant sur:

  • L'étude et l'analyse des cartes aéronautiques
  • La maîtrise des moyens de radionavigation, permettant notamment l'exploitation des bien connus VORs.

Ahhh le VOR...  je me souviens qu'à l'âge de 15 ans j'avais acheté un bouquin sur la navigation aéronautique. Je ne suis même pas sûr d'être allé au delà de la lecture du sommaire tellement il était technique. Pour info, le vendeur n'a jamais voulu reprendre la manuel ;-(   

En gros, un VOR est un outils très pratique pour s'orienter dans les ciel... bien utile du moment où les pigeons ne peuvent pas trop nous conseiller sur la direction à prendre, alors que, paumé en pleine campagne et entouré par des nuages, vous avez comme seul souhait de rentrer chez vous pour vous glisser au plus vite... sous le duvet ;-)   

Outils formidable, à condition de respecter les points suivants: que vous affichiez sur le récepteur dans l'avion la fréquence du bon VOR émetteur à terre (il y en a plusieurs surtout autour de la Région Parisienne), que l'émetteur  soit en fonctionnement, que vous ayez affiché le bon CAP/Radial, que vous ayez choisi la bonne position (station avant/arrière). Bref, relativement simple si on l'étudie au simulateur allongé sur le canapé, un peu plus compliqué à utiliser les premières fois en vol sachant qu'une bonne moitié du cerveaux est déjà occupée dans la gestion de la machine (voir plus loin dans les "Conclusions" mes commentaires sur la "saturation").

Le point sur lequel j'avais bloqué à 15 ans c'était pourquoi dans l'acronyme "VOR" il y avait un 'O'. Question fondamentale!  VOR signifie "Vhf Omnidirectional Range" (ou quelque chose du genre).  Pourquoi Omnidirectionnel?!?!  Quelque lustre plus tard à bord d'un avion tout est devenu plus clair: le VOR donné une indication de la position angulaire de l'avion par rapport à l'émetteur au sol, indépendamment de la Direction de l'avion. C'est clair, non?   Et bien ce ne l'était pas la première fois que Chr m'a demandé SO_500_Etampes_Chartresd'utiliser un VOR. Nous étions en début Octobre. Voilà ce qu'on appelle un grand moment de solitude. A 2500pieds, paumé au milieu de la campagne du Sud-Ouest Parisien, à environ 60 km du duvet, Chr  assis à mon côté me demande de rejoindre la ville de Dreux en utilisant le VOR de Epernon en poste arrière...  Du coup mon regard c'est perd dans le vide du bleu du ciel devant moi... un grand moment de solitude, comme je disais :-))))    

Une fois cette lacune comblée, comme beaucoup d'autres d'ailleurs, les sorties suivantes m'ont permis de me familiariser avec cet outils magique, de l'utiliser pour l'orientation lors des navigation ou alors pour m'assurer simplement du maintiens à l'écart des zone interdites au Vol à Vue: les espaces aériens de Classe A (en rouge dans la carte). Si vous y pénétrez, vous risquez fort d'être rejoint par 2 avions Rafales de l'Armée qui vous invitent gentiment à changer de route!

Durant la période hivernale sous un point de vue aéronautique ne se passe rien d'autre. La nuit tombe très tôt et le mauvais temps réduit le nombre des journées disponibles pour l'entrainement.   Le premierDSCF4039 trimestre 2010 coule vite avec juste quelque navigation locale, en double commande ou en solo, pour ne pas perdre la main. Le terrain de l'aérodrome étant en contrebas par rapport aux jardins de Versailles, devient vite une "piscine" à ciel ouvert à cause de la pluie qui déflue du Château. Petit bon souvenir quand même lors d'une sortie en début Janvier 2010: l'aérodrome était ouvert malgré la neige fraîche et nous nous sommes fait plaisir à voler sur la région couverte d'une fine couche blanche.  Les décollages et atterrissage sont assez difficiles dans ces conditions à cause de la mauvaise tenue de l'avion qui a la fâcheuse tendance à pivoter sur lui même; comme dit Chr, sur la neige on a l'impression d'être à Holiday-on-Ice ;-)

 

A ne pas oublier : le 12 Janvier une cigogne nous fait cadeau d'un petit oiseau que nous avons appelé Elyana... (Echo-Lima-Yankee-Alfa-November-Alfa).

 

IMAG0078

 

 


6 - La Grande Navigation

Les beaux temps et la chaleur s'affichent à nouveau sur l'hémisphère nord et les vols s'intensifient pas mal. En Juin je suis prêt pour la Grande Navigation.

La Grand Nav est une navigation en solo (sans Chr dans l'avion) obligatoire pour être reçu à l'examen final. Il est demandé à l'élève de réaliser une navigation de minimum 150NM(*)  (environ 278 km) avec au moins 2 escales certifiés par tampon sur le carnet de vol.

Chr. avait décidé pour ma Grand Nav la triangulaire suivante: St-Cyr --> Amiens (1ere escale) -->  Rouen (2eme escale) --> St-Cyr.  Je prépare mon parcours sur la carte nautique. Pas de grosses difficultés pour 150NM_3cette navigation. Un plein complet devrait suffire, sauf en cas de grave "perte le cap", ce qui n'est pas tout à fait impossible...  J'étudie comme d'habitude le trajet sur la carte aéronautique, ensuite je le trace à l'aide de Google Earth (cf ci-dessous) et je finalise le Log de Nav, le petit papier à coller sur la tablette accrochée à la cuisse droite dont on se sert pour gérer la navigation en vol.  La Nav est prévue pour mi-Juin. Le jour 'J' j'arrive au Club avec le nécessaire, y compris la bouteille d'eau que tous les élèves pilotes conseillentd'avoir sur l'avion pour se rafraichir durant les 3h de navigation.  La météo est parfaite, pas de nuages, ciel bleu (CAVOK, comme on dit en jargon aéronautique: Ceiling And Visibility OK). Depuis quelque temps j'utilise une montre GPS pour enregistrer la trace à chaque vol. Au retour d'un vol, je décharge dans Google Earth les données, ce qui permet d'analyser la route au calme, de retour d'un vol.   

La Grand Nav commence. La première branche se passe très bien. J'arrive au dessus de Beauvais, ayant été autorisé au préalable par le Contrôle local qui m'avait demandé d'afficher un code transpondeur et de maintenir l'altitude de 2500pieds (850m).   Depuis 10 ans, j'ai vu Beauvais depuis l'intérieur de sa salle d'attente car c'est de cet aéroport que j'ai décollé pour rentrer à Roma. Maintenant, à la verticale je vois sur le tarmac (la piste) un IMAG0080avion de la compagnie Ryanair qui s'apprête à s'aligner. En ce moment je partage l'espace aérien avec les avions de ligne...  Ci contre une photo prise lors d'un vol récent (fin Sept 2010) à destination du Touquet, pour profiter des ma licence et passer un moment sympa en bord de plage, au soleil, avant l'arrivé de l'automne. Je reprends le récit: j'arrive à Amiens, atterrissage sur la piste en dur, aucun souci. Je sors de l'avion pour me faire tamponner le carnet de vol et payer la taxe d'atterrissage: 6euros, c'est le prix d'un "tampon" à Amiens.  Je monte au local technique ou je trouve 2 charmantes demoiselles: les agents responsables de l'information vol qui m'ont accueilli par radio durant l'approche. Cheque, tampon, je retourne vite à l'avion et je décolle à destination de Rouen.

La 2ème branche est techniquement sans intérêt. Rien ne se passe, à part la belle vue du ciel de la campagne verdoyante. Il s'agit de rester 30 min collé sur la ligne du VOR, heureusement en fonctionnement.   Je prends contact avec le contrôle aérien de Rouen, et il m'autorise à m'intégrer en vent arrière pour la piste "04". Je fais ma préparation de la machine, étape de base, finale, touché! Après avoir atterris la tour me demande où je suis...  et là je me rends compte d'avoir oublié de communiquer mes positions...  oups! Le contrôleur, quant à lui, était probablement occupé sur autre chose... il terminait peut être son sandwich (lors du premier contact il mâchait bien quelque chose). Cette fois-ci c'est bien passé, car il n'ya avait pas de trafique...  mais ça aurait pu être plus grave.   Au sol, même démarche que pour Amiens. Je cherche un bonhomme auquel payer la taxe d'atterrissage. Personne en vue. Je m'adresse au poste des sapeurs-pompiers qui sont eux aussi en train de déjeuner; et là je trouve mon bonheur: un tampon et le reçu de la taxe... un peu plus chère cette fois-ci (10€)

Arrivé à l'avion je me dis que le plus est fait... mais soudain je comprends que ce n'est pas tout à fait le cas: le moteur ne redémarre pas! J'ai beau à appliquer la manœuvre apprise lors de mon tout premier vol (démarrage du moteur noyé). Rien à faire, il fait la grève! La batterie rapidement entre en coma. Je fais un tour dans un Club de l'aéroport pour chercher de l'assistance... Enfin je trouve un mécanicien qui m'accompagne pour vérifier ce qui se passe sur le F-RY.  Lui, par contre n'a aucun problème à démarrer...  peut être le petit F-RY a eu peur de cet expert mécanicien. Le trajet de retour se passe très bien, le long de la Seine... Spéctacle magnifique. Rien à signaler mon capitaine.

Je fais un débriefing avec Chr sur la nav et on classe le dossier. Une autre étape est franchie!

Plus tard j'apprendrai que le F-RY avait besoin d'un remplacement de magnétos (un composant lié à l'allumage du moteur...).

(*) 1 NM = 1,852 km


 

7 - L'Epreuve Théorique

Cette épreuve a pour but de vérifier que les futurs pilotes aient les connaissances théoriques nécessaires pour préparer et gérer un vol, dans les conditions standard ainsi qu'en cas de difficulté.

Il s'agit d'un ensemble de matières qui concernent les domaines suivants:

  1. La Règlementation de l'Air
  2. Les Principes du vol
  3. Connaissance générales de l'aéronef
  4. Le Devis des masses et centrage
  5. Les Performances de l'aéronef et préparation du vol
  6. La Navigation
  7. La Métrologie
  8. Les Procédures Opérationnelles
  9. Les Facteurs humains
  10. La Communication VFR

L'examen se déroule dans un centre de la Direction de l'Aviation Civile et a une durée d'environ 4h. Il s'articule autour de 5 tests de type QCM. Pour être reçu il faut réaliser un score d'au moins 75% de réponses exactes pour chaque module. 

Initialement j'avais prévu de passer ce test avant les vacances de Noël 2009, pour être plus disponible en début d'année ("atterrissage" de ma fille, Elyana ;-)  En cours de route j'ai du gérer d'autres priorités, bref, j'ai passé l'examen dans la session de Mai 2010 vivement encouragé par Chr pour éviter de faire du "sur place" car nous avions progressé pas mal sur la partie pratique.

Le jour de l'examen, j'arrive une bonne heure d'avance et je découvre dans la salle d'attente une ambiance assez intéressante. Il y avait des gens de toute extraction sociale et tout âge, car le vol est effectivement une activité que on peut entamer à tout moment, comme bien mis en avant par cette vidéo de la Féd. Française Aéronautique.  Je me retrouve entouré par des étudiants universitaires en train de réviser leur cours comme s'ils étaient à la fac, des gens de 30 - 40 -50 ans voire plus, des retraités en train rêver des voyages qu'ils pourront enfin faire, maintenant qu'ils ont assez de temps.. J'ai même rencontré mon prof de Finance...  que j'ai découvert être inscrit au Club à côté du mien. 

Je me suis préparé avec assiduité pour cet examen, surtout pour éviter de devoir repasser l'examen une 2eme fois...  Je me suis attaché à l'étude de la totalité des matières... exception faite peut être pour la météo. La formation s'est déroulée de façon assez classique, sur le bouquin de théorie et sur un des nombreux sites internet qui vous proposent les corrigés des sessions précédentes. Le jour de l'examen je commence la première séquence de QCM conscient que je ne pouvais pas louper le test, car ça aurait ralentis la suite de la formation.  L'examen terminé, je rentre vite chez moi pour vérifier les réponses par rapport aux corrigés des sessions précédentes. Et là, avec une bonne marge d'erreur je me rends compte d'avoir réussi! Yahoo!!!!!   La confirmation officielle arrive par courrier la semaine suivante: attestation et détails de la réussite pour chacun des 5 tests

 


8 - L'Epreuve Pratique...

 

 

Bouler_blancJPGTout est maintenant en route pour finaliser la formation avec les dernières navigations en solo. Nous nous concentrons aussi sur la "maniabilité". C'est un ensemble de procédures de pilotage pour apprendre à manœuvrer l'avion avec "précision" (dans la limite de habilité attendue pour un pilote non professionnel, bien sûr). 

Quelque exemple:

  • Le décrochage de l'avion avec sorite et perte minimale d'altitude: on réduit la puissance moteur en maintenant l'avion en palier (donc en le cabrant de plus en plus) jusqu'au moment ou le nez soudain pique vers le bas, signe qu'on a bel et bien décroché; il faut alors sortir du décrochage à l'aide du moteur, palonnier et du manche avec une perte minimal d'altitude.

  • Le virage à 45° (c'est balaise!): c'est pour palier aux situations du genre: opss! un nuage noir et moche devant nous, vite demi-tour! Cette manoeuvre met en évidence la capacité de l'élève de piloter en regardant dehors de l'avion, sans se focaliser sur les instruments.

  • L'atterrissage sans volet... ça pourrait arriver un jour ou l'autre un petit défaut de la commande des volets...

  • Connaissance des principes de base du vol sans visibilité, pour savoir sortir d'un nuage en cas de percé involontaire (le vols sans visibilité extérieur, comme dans un nuage, est interdit aux "licensés" PPL et doit à tout prix être évité).

  • L'atterrissage forcé en campagne, qui simule un problème technique (panne moteur, par exemple)...  on y retrouve le bien connu message : May Day - May Day - May Day...   

En début Juillet 2010 Chr me remet la liste des Examinateurs Fédérales que je dois contacter pour convenir avec un d'entre eux la date du test final, en espérant d'en trouver au moins un qui ne soit pas encore en vacance.   Après avoir rayé ceux qu'il faut à tout prix éviter...   j'arrive enfin à décrocher une date avec Gilles. Le RDV est fixé pour le 24 Juillet, 17h00. Le trajet prévu est un aller/retour à Chartres. Assez simple en soi, mais on me prévient que l'examinateur est très technique. Il est pilote Air France (et instructeur bénévole pour passion) et il faut maîtriser parfaitement la conduite d'un vol pour réussir. Attention toute particulière notamment à la sécurité.

Je prépare donc mon vol toujours avec la même démarche: je trace sur la carte le trajet, je calcule les données du vol (Log de Navigation), le devis des masses et le centrage, enfin je contrôle les performances de l'avion...   Tout ok, sauf pour le poids cumulé de l'examinateur et moi même (183kg à 2) qui ne permet pas d'embarquer assez de carburant pour un aller/retour à Chartre. Et à Chartres, bien sûr, les pompes d'avitaillement sont HS jusqu'au lendemain du jour d'examen. Il faut donc prévoir un déroutement quelque part au retour... Etampes par exemple. Je pars là-dessus.

Conscient qu'il faut se nourrir suffisamment et se reposer avant un examen pratique, la veille au soir je fonce sur un couscous fait maison avec un verre de Guerrouane et vers 22h30 je me concentre sur les moutons ailés qui sautent un après l'autre au dessus des nuages... et je tombe dans le monde des rêves vers 23h00.  Le lendemain après-midi, j'arrive au Club largement à l'avance. Je vérifie les données sur les sites internet pour mettre à jour mon dossier météo. Je révise la présentation du vol, inclus la partie relative au besoin d'avitaillement. A 17h pil Gilles arrive au Club. L'examen commence.

On débute par la présentation en salle. La description du vol convient parfaitement à Gilles, y compris ma de demande d'effectuer une escale technique pour ravitaillement afin d'éviter de devoir rentrer à pied à St Cyr...   Après la check à l'avion, nous décollons de la piste 29 à destination de Chartres. Gilles me prévient qu'il me "laisse faire" durant ce premier trajet. Et en fermant ses yeux il me précise aussi qu'il ne faut pas que je m'inquiète s'il commence à ronfler: il a un vol le lendemain matin et il souhaite en profiter pour se reposer un peu...  Cela dit, je vois clairement qu'il me surveille attentivement avec le coin de l'œil. Je comprends bien le message sous-entendue: même s'il s'agit d'un examen qui doit être réalisé dans la rigueur, il est néanmoins important d'alléger la pression qui est trop souvent cause de perte de performance de la part des l'élèves. J'apprécie donc cette démarche de l'examinateur, qui veut me tester en conditions normales d'utilisation de la machine, comme si j'étais seul à bord. La gestion de l'avion sans intervention de l'examinateur se passe sans problèmes. A destination, quelque planeur en vol au dessus du terrain nous donne la bienvenue. L'atterrissage sur la piste en dur se passe sans problème, malgré le vent de travers, qui oblige à mettre en place la manœuvre d'atterrissage un peu plus délicate. Au décollage de Chartres, déroutement vers Etampes en simulant un changement de destination décidé en vol. Carte à la main, je vise d'abord la direction d'Etampes évalué "à la grosse", en travaillant avec les outils à disposition pour une estime plus précise de la direction, du délai, des obstacles éventuels (et de l'altitude minimale à garder). Pas évident de tracer des lignes et faire des calculs dans ce genre de conditions: la main gauche sur le manche pour garder la direction et l'altitude, la carte dépliée sur les genoux, le rapporteur et le crayon dans la main droite; l'œil droit qui regarde les traces réalisées par la main droite sur la carte; l'œil gauche qui vérifie les instruments et les conneries de la main gauche...  Sans entrer dans les détails, tout se passe bien y compris l'avitaillement à Etampes (on n'est jamais à l'abri d'un problème de fonctionnement des pompes à carburant). La preuve de maniabilité qui a suivi le décollage d'Etampes est concluante et nous faisons retour à l'aérodrome de départ. Au Club Gilles me fait part de ses remarques très précises et riches de conseils, nous signons la dizaine de papiers nécessaires et il me rend le document temporaire certifiant mon aptitude au pilotage d'avion. J'suis pilote, sans blague!

La soirée est de corvée: lavage à fond de l'avion et mise sous clé dans l'hangar; je rentre à la maison et je me couche à mon tour. Enfin mon duvet!

 


9 - Pour Conclure

La formation PPL: ce que j'ai aimé

La formation est très bien structurée et sécurisante. L'approche pédagogique s'adapte naturellement à la vitesse et capacité d'apprentissage de l'élève. On ne risque pas de s'ennuier et chaque vol permet d'apprendre de nouveaux éléments. L'ambiance du Club est toujours très conviviale et les échanges avec les pilotes et les autres élèves sont très riches. Je ne regrette absolument pas la décision de passer par un Club et encore plus le choix du SGAC.

Parmi les choses qui m'ont étonné le plus lors de ma formation, je peux citer celle que je considère la difficulté principale du pilotage d'un avion léger: la facilité à atteindre ses limites dans la capacité d'élaboration. J'entends ici de la rapidité avec laquelle on risque d'arriver à "saturation", un peu comme un ordinateur qui se réchauffe car on lui demande de trop faire. Cette limite varie, bien sûr, d'un individu à l'autre; il est donc vital de connaître son propre niveau à ne pas dépasser. En vol, le cerveau du pilote est sollicité en continuation, même dans des situations de "routines". La navigation suivant une route préétablie, par exemple, nécessite: la vérification de la proximité avec d'autres aéromobiles, la gestion de l'avion autour de ses 3 axes (suite à changement d'altitude, ou des rafales de travers, etc), la tenue de la route, le suivi et mis à jour du Log de Nav, la lecture des instruments (puissance affichée, tachymètre, horizon, variomètre, conservateur de cap, les voyants lumineux, etc). On parvient à gérée une telle charge en s'appuyant sur des techniques spécifiques, comme celle appelé le "circuit visuel". Celle-ci permet de rendre systématiques et autonomes certains contrôles par le balayage continu des yeux selon un circuit bien définis, pour vérifier rapidement les éléments du tableau de bord ainsi que l'espace à l'extérieur de l'avion. A cette charge il faut ajouter les contacts avec les organismes (recherche/modification/vérification des fréquences, communication) avec l'impératif du "collationnement", c-à-d la répétition de certains ordres, autorisations ou informations pour confirmer la bonne reception du message. Le tout suivant un formalisme verbal bien précis qui rend les échanges radio plus efficaces.  Les ressources intellectuelles nécessaires pour gérer tout ceci étant limitées, il est donc essentiel de:

  • Prioriser les actions : il est évident de traiter en priorité un contrôle ou réaliser une action qui ait caractère d'urgence.

  • Accélérer la réaction en s'appuyant sur les acquis: le temps de réaction est réduit si on s'appuie sur les automatismes, plutôt qu'essayer de réinventer la solution à un problème à chaque fois.

  • Apprendre à travailler en "multitâche": ceci qui permet de rester concentré sur un ensemble précis et limité d'actions ou élaborations, avant de passer à l'ensemble suivant. 

Ces capacités sont acquises lors de la formation, par petits pas, grâce à l'aide de l'instructeur qui confie au fur et à mesure la charge de travail à l'élève. Ce dernier est parfois mis volontairement sous pression par l'instructeur pour qu'il ait connaissance de ses limites et apprenne à les gérer.

Globalement, j'ai apprécié la découverte du monde de l'aéronautique de loisir, très proches de l'aviation commerciale d'ailleurs. Les procédures, le jargon, la rigueur nécessaire pour préparer et réaliser un vol, tout ceci est bien fascinant. A titre d'exemple, ci-dessous la prévision météo sur Orléans de mercredi 4 Août 2010 mise à disposition sur internet par les autorités qui gèrent la diffusion des données météorologiques. Cette info a été analysée et prise en compte par les pilotes qui ont souhaité voler dans le coin ce jour-là:

TAF LFOJ 040800Z 0409/0418 23006KT 9999 BKN007 BKN030 TEMPO 0409/0411 4000 -DZRA BKN005 BECMG 0411/0413 23010KT SCT016 BKN050 BECMG 0413/0415 22015KT SCT025TCU SCT050 PROB30 TEMPO 0416/0418 22015G25KT 5000 SHRA BKN020TCU=          En gros, il fait moche! Très moche!

L'aéronautique est un carrément un monde à part, et c'est du bonheur de le découvrir en passant par une de ses portes d'entré, celle réservée au pilotes privés. 

 

Ce que j'ai moins apprécié

Pas grand chose à dire sur ce sujet concernant la formation en soi. Je suis encore déçu du fait de ne pas réussir à profiter de la vue du haut du Château de Versailles, toujours concentré sur l'anémomètre, le variomètre, le régime moteur, l'axe et inclinaison lors du virage ;-)

Petit hic, la triste découverte des difficultés opérationnelles liées à l'aléa de la météo. On s'imagine de pouvoir décider du jour au lendemain de pouvoir faire un voyage sur simple coup de tête. Et bien, ce n'est pas le cas. Déjà, il faut s'y prendre suffisamment à l'avance pour la réservation de l'avion. Ensuite, il faut prévoir "large" quand on organise une sortie, y compris lors de la formation, car on n'est jamais à l'abri d'un changement soudain des conditions météo qui peuvent obliger au changement de destination, voire carrément l'annulation du vol. Ceci fait partie du jeu. L'avion de loisir est et reste "un moyen de déplacement rapide pour des gens pas pressés!", comme dit Chr. On sait plus ou moins à quelle heure on décolle, mais on ne sait pas si la météo permettra de rentrer à l'heure prévue. Par contre, si la météo est au RDV, un Paris - Ile d'Yeu en seulement 2h, c'est le pied!  Même pas besoin du bateau pour rejoindre l'Île: on y atterrit, tout simplement, et la plage et l'océan sont à quelque minute à pied de l'aérodrome.

 

PPL, pour quoi faire?

Le PPL permet de voler en compagnie d'autres passagers dans le respect de la réglementation en vigueur : ce brevet a pour but une utilisation de loisir sur des avions privés, sans rémunération (partaIMG_4296bge des frais accepté... merci!).  Voilà un exemple de ce qui pourrait devenir à terme une exploitation sympa de cette licence: parmi mes dernières sorties, la balade à Granville (en Normandie). Le bout de la piste de cet aérodrome est littéralement en bord de plage. Après l'atterrissage nous avons déjeuné au resto antillais de l'aérodrome (boudin noir pour moi), ensuite une ballade en bord de mer. Avant de rentrer sur Paris, petit détour sur le Mont St Michel, juste à côté. Un dimanche sympa.

D'autres sorties du même genre sont possibles....  Châteaux de la Loire, Visite de la Champagne avec une halte aux caves, we aux Iles de la côté Atlantique ou voyage transfrontalier vers les Îles Anglo-Normandes de la Manche. Ou simplement un aller retour à Deauville, Dinard, Dinan, Le Touquet, pur y diner en toute tranquillité avec ma chérie et Elyana.

Ou alors, rentrer en Italie sans avoir à supporter les retards sans fin de Ryanair à Beauvais (pour ne pas citer les annulations des vols EasyJet à Orly!!!), ce qui soulagerait de plus mon frère car il s'affranchirait de passer me chercher à l'aéroport de Ciampino après minuit. Ce voyage est un peu plus lourd à gérer: 6h minimum...  A réfléchir.

Ou encore, partir pour une semaine de voyage avec mon kitesurf dans la soute à destination de Dakhla, dans le Sahara Occidentale (Maroc)... mais là, je crois que je rêve pour l'instant ;-) 

 Dans tous les cas, ce ne sera pas pour aboutir à un brevet d'aviation professionnel (pilote de ligne) car les pilotes ayant un myopie digne d'une "taupes", comme moi, ne sont pas "bien vus" aux commandes des avions commerciales, c'est la cas de le dire ;-)

  

Et la suite?

En ce moment, pour rendre moins pénible la rentrée, je prépare le test pour l'habilitation à l'usage de l'Anglais. Je n'ai aucune idée quand je passerai l'examen. J'ai commencé à m'entrainer en écoutant les enregistrements réels avec différents organismes de contrôle en anglais et j'avoue que pour l'instant je n'y comprends pas grand chose... Mais ça va venir! Titeloop

Par la suite, je pense me rapprocher de la voltige, juste pour voir de quoi il s'agit. La seule chose qui m'est claire à présent c'est le coût horaire de location d'un avion de voltige (CAP 10, par exemple): décidemment cher!!! Il va falloir cotîser (vos subventions sont les bienvenues ;-)   ou alors trouver un 2eme boulot! 

En regardant plus loin, beaucoup de pilotes privés sont dans l'attente d'une réglementation européenne pour obtenir de façon "light" l'habilitation au Vol aux Instruments (appelée IFR pour Instrument Flight Rules). Le PPL est une licence autorisant le pilotage "à vue", selon un ensemble des règles appelés VFR (Visual Flight Rules). En gros le principe est de se maintenir hors des nuages et suffisamment loin, et en contact visuel avec le sol (sauf quelque rare exceptions) pour pouvoir se repérer. De plus, le contacte avec les organismes est obligatoire seulement dans certains cas, en proximité des zones ainsi dites "contrôlées". Pour évoluer vers le vol aux instruments actuellement (2010) on n'a d'autre choix que de recourir à la formation prévue pour les pilotes professionnels; celle-ci a un prix relativement élevé et le contenu est assez lourd, ce qui décourage la plupart des pilotes privés n'envisagent pas de faire du pilotage une activité professionnelle.  La future nouvelle qualification IFR en version "loisir" devrait permettre aux pilotes privés d'obtenir une licence pour les vols aux instruments plus facilement sans dégrader pour autant les aspects liés à la sécurité. La conséquence: pouvoir effectuer des vols en s'appuyant plus sur les instruments à bord et sous le contrôle strict et systématique des organismes de contrôle, qui s'assureront de l'espacement par rapport aux autres aéromobiles contrôlés. De plus, la navigation dans des conditions de faible visibilité sera possible, ce qui permet de réduire en partie l'inconvénient de l'aviation de loisir lié aux aléas de la météo. C'est une sécurité de plus pour les pilotes et un moyen pour mener une navigation plus rigoureuse. On verra...

 

 

Merci à Tous pour votre attention et n'hésitez pas à me faire signe si vous souhaitez faire un tour pour voir la terre... d'un autre point de vu.

 

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